16 Gen Si parte sembre dal basso…..
La prima volta in cui ho sentito parlare degli strumenti di Paolo Barbanera è quando ho visto il mio chitarrista presentarsi in sala di registrazione con una Telecaster Blackbeard Falena: look spettacolare e suoni perfetti, che hanno attirato l’attenzione di tutti i presenti.
Mentre la Blackbeard Falena stava registrando, io stavo già cercando la pagina web di questo liutaio per vedere se costruiva anche dei bassi. Vedo il Fahrenheit 4.51 e, data la mia passione per lo stile Precision, mi innamoro.
Pochi giorni fa un problema all’amplificatore mi costringe a contattare un esperto. Decido di unire l’utile al dilettevole e in poco tempo mi trovo nel laboratorio di Barbanera. Ad aspettarmi c’è una sorpresa: un nuovo basso appena concepito e creato. Paolo vede il mio interesse e me lo lascia per qualche giorno.
Torno a casa tutto felice e mi metto subito all’opera. Lascio scaldare per bene le valvole del mio Mesa e mi soffermo a osservare i particolari. Il basso ha tutte le caratteristiche tipiche degli strumenti Blackbeard: body in pino bruciato e battipenna d’alluminio, pick-up scoperti che mostrano l’avvolgimento fatto a mano. Il manico in acero rivela delle venature nel legno molto particolari, molto più belle viste dal vivo che non in foto.
Il manico ha le stesse dimensioni di quelle di un Precision standard. Se qualcuno è abituato a dei bassi con un manico più sottile potrebbe avere qualche difficoltà, che si supera dopo pochi minuti.
Nonostante tutto sono ancora un po’ scettico per la scelta dei legni. Non avevo mai sentito parlare di un body in pino!
Collego il basso all’ampli e mi accorgo che i miei scetticismi erano infondati: comincio a provare il pickup al manico con i toni semi-chiusi. Sento che è ricchissimo di basse e con quel vibe tipico dei Precision vintage. Apro i toni e alzo un po’ il gain e sento che il basso inizia a ruggire sulle frequenze medio-basse. Fantastico. Proprio come un Precision di ottima fattura
Chiudo il primo pickup e apro quello al ponte. Il ruggito rimane, nonostante le sonorità siano molto più aperte. Sento che questa posizione è perfetta per i bassisti “solisti” influenzati da Jaco, Wooten e compagni, che però non vogliono sacrificare la loro low-end: gli armonici escono proprio bene e riescono farsi sentire senza dare fastidio ai bassi.
Arriva il momento finale: apro entrambi i pick-up e trovo subito un suono molto moderno. Il piccolo slappatore che c’è in me si risveglia e si diverte tantissimo.
Dalla sonorità non mi sembra per nulla un Jazz Bass, quanto più un Precision con una marcia (o meglio, un pickup) in più. Nonostante questa scelta inusuale dei materiali, i suoni che riesco a ottenere sono tutti i suoni che possono servire a un bassista: dal calore del P-funk fino al freddo dello slap più moderno, passando per il rock, il blues e per tutti gli anni ‘70. Sono convinto che questo possa essere uno strumento eccezionale per quei bassisti che saltano da un genere all’altro e cercano un basso che riesca a soddisfarli in ogni occasione.
Insomma, fortunato chi se lo porterà a casa!
Maurizio Cambianica.
Maurizio è bassista nel gruppo lecchese Ghost Mantra e suona inoltre con Maurizio Pirovano